L’ambiente, il clima e il mercato: stanno solo girando intorno
di Giacomo Biancofiore
Cercare di fare il punto della situazione, nel modo più corretto possibile e soprattutto con l’intento di non ripetere le cose già dette e ridette, in generale, non è impresa da poco, a maggior ragione se il tema sono i disastri ambientali e climatici.
È impossibile non perdere il conto di tutti gli articoli, i libri, i documentari e chi più ne ha più ne metta, in cui negli ultimi anni sono stati trattati i temi dell’ambiente prima e del clima poi.
L’ambiente, il clima e la scienza
Giustamente un’analisi relativa a questi temi, che possa essere quantomeno attendibile, non può che partire da fonti scientifiche e per la gran parte dei casi così è stato anche se, come abbiamo fatto notare di recente in un articolo pubblicato sul nostro sito dal titolo «La solitudine della verità: il capitalismo è distruzione e morte»(1), nell’analisi della crisi degli ecosistemi molto spesso gli autori hanno (volutamente o meno) eluso il «fattore antropico», privando i lettori di una chiave di lettura fondamentale.
Non può, infatti, che essere parziale e superficiale una trattazione che non tiene conto di come è strutturata la società, delle lotte tra le classi sociali, degli interessi economici e dei rapporti di potere che regolano l'appropriazione irrazionale delle risorse del pianeta operata dal capitale.
Il tema dell’apporto della scienza non è affatto nuovo tant’è che anche Lenin, in difesa della concezione materialistica della storia, lo riportò così nelle relazioni che tenne nei circoli operai nel 1892-93: «Il compito immediato della scienza, secondo Marx, è di dare la vera parola d'ordine della lotta, vale a dire di saper rappresentare obiettivamente questa lotta come prodotto di un determinato sistema di rapporti di produzione, di saper capire la necessità di questa lotta, il suo contenuto, il corso e le condizioni del suo sviluppo. Non si può dare la "parola d'ordine della lotta" senza studiare in tutti i particolari ogni singola forma di questa lotta, senza seguirne ogni passo, mentre essa compie il passaggio da una forma all'altra, al fine di sapere in ogni momento definire la situazione, senza perder di vista il carattere generale della lotta, il suo scopo generale, l'abolizione completa e definitiva di ogni sfruttamento e di ogni oppressione».
L’ambiente, il clima e il capitale
La crisi ambientale e climatica, come dicevamo, è presente in innumerevoli trattazioni ed è stata e continua ad essere oggetto di numerose e differenti valutazioni attuate dalle principali organizzazioni politiche, economiche e finanziarie.
Ovviamente il tema è di stretta attualità anche per i principali rappresentanti del capitale, tant’è che possiamo definire acquisito un concetto: i cambiamenti climatici rappresentano un concreto rischio ambientale, sociale ed economico.
Alcuni anni fa, tra i primi tentativi di stima dell’impatto climatico, ricordiamo quelli condotti dal Fondo Monetario Internazionale (Fmi) che si concentrarono, ovviamente, sulle possibili ricadute sui mercati finanziari mondiali.
«Stiamo lavorando alla determinazione del prezzo dei rischi climatici per capire fino a che punto può essere quotato nei mercati azionari a livello obbligazionario», spiegò in modo più che eloquente all’agenzia Reuters, Tobias Adrian, consulente finanziario e direttore del dipartimento dei mercati monetari e dei capitali Fmi.
Le parole del consulente del Fmi furono importanti perché tracciarono un solco su cui poi, negli anni a seguire, si mosse tutta l’economia mondiale. Esse sono la prova di una marcata consapevolezza circa i rischi derivanti dalla crisi climatica che minaccia il pianeta e quindi chi lo abita, ma anche delle opportunità che si prospettano per il capitale.
Ed è qui la chiave di volta! Questo è il passaggio che, se ben compreso, sgombera il campo da tutti i possibili fraintendimenti.
L’ambiente, il clima e il mercato
Nonostante esperti e governi si uniscano alla preoccupazione per le conseguenze immediate e future della crisi climatica, nonostante imponenti riunioni internazionali e tavole rotonde, sulla questione decisiva continuano da sempre a girare intorno.
In questo sistema economico la crisi climatica, così come qualsiasi altro fenomeno, devono rappresentare sempre e comunque un’opportunità. L’ambiente, peraltro in un momento di profonda crisi del sistema capitalista, può diventare un alleato del conto economico, non un costo!
Quello che la scienza colpevolmente omette non è certo la gravità della situazione, ma l’inevitabile (perché nella sua stessa natura) gestione della crisi attraverso i parametri del mercato, unico regolatore del sistema capitalista.
Ed è così che nascono i fraintesi: mitigare la crisi climatica, ipotizzare un equilibrio tra profitto, responsabilità individuale e bene comune, sostenibilità, economia circolare, ripresa sostenibile, uniforme, inclusiva ed equa (obiettivi del Next generation Eu), non sono obiettivi reali, ma solo possibili conseguenze, utili solo ad alimentare un effetto propagandistico che consente di realizzare indisturbati il vero obiettivo, ossia creare nuove opportunità per la borghesia.
L’ambiente, il clima e i governi
Nella tredicesima edizione del rapporto GreenItaly 2022 (dal titolo «Un’economia a misura d’uomo contro le crisi») si evidenzia come la cosiddetta green economy e la sostenibilità rafforzino nelle imprese la competitività e la capacità di rispondere alle crisi. Una conferma ulteriore di quella che è l’impostazione del Next Generation Eu: i concetti di coesione e transizione verde e digitale hanno il solo obiettivo di rilanciare l’economia.
Sin dal giorno del suo insediamento la presidente dell’Unione Europea, Ursula von der Leyen, ha orientato il più grande piano di salvataggio dell’economia verso la sostenibilità.
Una svolta che è stata definita irreversibile nonostante il continuo ridimensionamento degli obiettivi del 2050 che, a stesso dire dei governi, sono sempre meno raggiungibili.
Tuttavia il passaggio che interessa i governi è solo quello dell’essere sostenibili per poter essere più competitivi e attirare investitori.
Dunque non è una questione di vita o di morte, ma di affari.
L’ambiente, il clima e le prove delle loro bugie
A questo punto non ci dovrebbero essere più dubbi: qualsiasi tentativo di intraprendere la lotta contro la crisi climatica, prescindendo dal modello di produzione capitalista, è solo una grande bugia, visto e considerato che è lo stesso modello economico capitalista la causa di questa minaccia per l'intera umanità.
Ma per provare ad essere ancora più convincenti con chi continua a vedere spiragli e soprattutto la buona fede di chi governa il mondo è sufficiente spiegare perché gli obiettivi a medio e lungo termine sono rimasti solo degli slogan vuoti. Per farlo prendiamo in esame il quadro che emerge dall’Analisi trimestrale del sistema energetico italiano per il secondo e terzo trimestre 2022. Un rapporto definito preoccupante perché nonostante i consumi di energia siano rimasti sostanzialmente stabili, con una previsione di calo dell’1,5% per l’intero anno, le emissioni di CO2 sono aumentate del 6%, con una stima di aumento di oltre il 2% a fine 2022. Inoltre, le fonti fossili stanno tornando ai livelli pre-pandemia, con un aumento del 8% per il petrolio e del 47% per il carbone, mentre i consumi di gas sono diminuiti del 3%. Al contrario, le fonti rinnovabili hanno registrato un calo dell’11%, a causa della riduzione dell’idroelettrico che non è stata compensata dall’aumento di solare ed eolico. L’indice della transizione energetica Ispred è peggiorato del 60% nel terzo trimestre.
L’ambiente, il clima e il socialismo
Alla luce di prove così evidenti come si può ancora negare (se non in malafede) che l'unica via che ha l'umanità per evitare un disastro climatico passa necessariamente attraverso la pianificazione socialista che sostituisca il sistema di mercato capitalista?
Note