Note sull’assemblea del 12
settembre a Roma
PER IL RILANCIO DEL MOVIMENTO
CONTRO PRODI
Serve chiarezza politica e
una strutturazione democratica
di Leonardo Spinedi
L’assemblea del 12 settembre a Roma ha
visto, sostanzialmente, la partecipazione delle forze che hanno dato vita alla
riuscita manifestazione del 9 giugno contro Bush. L'incontro, ben partecipato, è
stato utile per rimettere mano ai compiti che il movimento ha di fronte in
questo autunno. Ciò anche se l'iniziativa è stata viziata anche da alcuni limiti
relativi agli obiettivi e alla strutturazione democratica del
movimento.
Potenzialità e
limiti
Il “raggruppamento” di forze politiche e
associazioni di sinistra che ha promosso il 9 giugno (Cobas, Sinistra Critica, i
centri sociali, il nostro partito, Bastaguerra, la Rete dei Comunisti, ecc.)
ha sicuramente un pregio: è l’unico soggetto che, a sinistra
del Prc e della sinistra governista, cerca di costruire una qualche forma di
opposizione all'attacco anti-operaio del governo amico dei padroni. Purtroppo
questo pregio si scontra con molte ambiguità (da noi già rilevate e segnalate in
passato) che di fatto ostacolano la costruzione di un movimento che possa
davvero “far male” al governo. Queste ambiguità sono uscite fuori, ovviamente,
anche nella riunione del 12 e sono state utilizzate, come era prevedibile, della
critica interessata del Manifesto e della sinistra governista (che si prepara al
20 ottobre) per sminuire il senso dell'assemblea.
Che fare il 20
ottobre?
Il 20 ottobre sfileranno in piazza in una finta
protesta le organizzazioni della sinistra di governo. I Giordano, i Diliberto e
gli altri che votano ogni giorno in parlamento misure contro i lavoratori
organizzeranno questa sfilata per tentare di raggiungere due obiettivi: tentare
di riguadagnarsi la fiducia dei lavoratori e della loro stessa base, da un lato,
e cominciare gia a buttare acqua sul fuoco del malcontento sociale, dall’altro.
A partire da questo, all’assemblea del 12 le forze più vicine al Prc
(Sinistra Critica e Rete 28 Aprile innanzitutto) hanno detto che non aderiranno
al corteo, ma che probabilmente loro militanti ci saranno (!). Ci sembra una
politica sbagliata. Perché non dire con chiarezza che quella manifestazione
serve solo a riaccendere l'illusione che invece di fare opposizione si può
condizionare il governo? Perché, se davvero c’è accordo su questo, non esprimere
una posizione chiara? Ecco un esempio di grave ambiguità.
Sciopero generale: quando, come e
perché?
Come partito, abbiamo sempre detto che lo
sciopero generale unitario contro il governo può essere l’unica risposta
efficace alle sue misure contro i lavoratori e i giovani. Su questo c’è stato in
parte accordo nell’assemblea. Il problema è che non si è arrivati alla
definizione di un percorso per costruire lo sciopero. E se è vero, come è vero,
che uno sciopero generale non si costruisce in una settimana, c’è poco da stare
allegri.
In più, sempre Sinistra Critica ha espresso per bocca di Cannavò una
posizione curiosa, in sostanza: “siamo d’accordo con lo sciopero generale purché
non sia uno sciopero politico”.
E allora, se non dovrà essere politico,
quale potrà essere la sua utilità contro il governo? Nessuna. E’ una
contraddizione in termini. A meno che non si creda ancora seriamente -anche dopo
gli accordi di luglio- di poter "condizionare" Prodi.
Chiediamo organizzazione, democrazia e
chiarezza!
Come PdAC abbiamo fatto, nel nostro intervento,
alcune proposte per superare questi limiti.
Pensiamo che le forze promotrici
dell'assemblea hanno un grande spazio per costruire un reale movimento di lotta:
la riuscita della manifestazione del 9 giugno lo conferma. Ma il presupposto è
la chiarezza politica: questo governo è o no nemico
inconciliabile dei lavoratori? Secondo noi sì, e non può esserci ambiguità su
questo.
Pensiamo inoltre che l'unità che serve al movimento per crescere
potrà essere reale solo se si supereranno vecchie formule di gestione
anti-democratica e gli "inter-gruppi" in cui -come succedeva ai tempi del Social
Forum- nelle assemblee si discute a ruota libera ma poi le decisioni vengono
prese altrove. Serve piuttosto una reale trasparenza e delle modalità
includenti, che consentano a qualsiasi attivista di poter partecipare realmente
alla costruzione del movimento e alle sue scelte.
Queste sono le nostre valutazioni
politico-organizzative, questa è la battaglia che daremo, nell’interesse della
lotta contro il governo Prodi e per fermare l'attacco pesantissimo che il
governo sta sferrando con il sostegno nei fatti della cosiddetta "sinistra
radicale".