BASTA ATTACCHI AI
DIRITTI DELLE DONNE!
Un 8 marzo di lotta per
difendere la donna dal Vaticano e dal capitalismo
Da Giuliano Ferrara e la sua richiesta di
"grande moratoria" sull'aborto, ai sempre più frequenti appelli del papa a
"salvaguardare la vita prima della nascita", dalla richiesta di medici romani
(di fatto legittimata anche dall'ordine dei medici nel suo complesso) di
rianimare i feti abortiti, alle leggi regionali che prevedono la sepoltura dei
feti: non passa giorno senza che le donne subiscano attacchi gravissimi ai
diritti acquisiti nel corso di decenni di lotte.
Entrambi gli schieramenti dell'alternanza borghese, centrodestra e
centrosinistra, hanno portato avanti le medesime politiche, ossequiose nei
confronti dei dettami del Vaticano. Al di là dei tentativi clericali di metterlo
in discussione, il diritto di aborto, riconosciuto dalla legge 194, è spesso un
diritto solo sulla carta: l'obiezione di coscienza di moltissimi medici rende
praticamente impossibile abortire in tante cliniche. Due anni di permanenza
della sinistra al governo con Prodi non sono serviti nemmeno a porre argine a
questa situazione inaccettabile.
Così, non sono serviti due anni di partecipazione della sinistra al governo per introdurre la RU486, un farmaco che permette l'interruzione di gravidanza senza necessità di ricorrere all'intervento chirurgico. Addirittura la sua sperimentazione è stata vietata in molte regioni (comprese quelle di centrosinistra) e solo ora la sua introduzione in Italia s'impone per il fatto che a fine febbraio sono scaduti i termini della procedura di autorizzazione. Similmente, nulla il governo Prodi (con ministri della Sinistra arcobaleno) ha fatto per abolire l'ignobile legge 40, voluta dal precedente governo Berlusconi. Approvata nel 2004, la legge esclude la fecondazione eterologa e permette la fecondazione assistita solo alle coppie eterosessuali e solo dopo accertamento di sterilità o infertilità. Una prima discriminazione, quindi, riguarda le lesbiche. Ma anche per le donne eterosessuali, la legge 40 impone di produrre tramite la fecondazione assistita un massimo di tre embrioni e di impiantarli tutti e tre nell'utero con grossi rischi per la salute della donna.
Tutto questo mentre si aggrava lo smantellamento dei servizi pubblici: i tagli alla sanità pubblica, previsti dalle Finanziarie di entrambi gli schieramenti, aggravano una realtà fatta di insufficienti servizi per le donne. Recentemente, tra l'altro, la ministra Turco ha ha imposto alle donne neo-comunitarie senza un contratto di lavoro il pagamento di ben 810 euro per l'interruzione di gravidanza. Come sempre, sono le donne lavoratrici, precarie, immigrate quelle ad essere maggiormente discriminate.
E' ora di dire basta! Occorre prendere coscienza del fatto che nessun governo borghese potrà veramente prendersi cura della salute e dei diritti delle donne: occorre un'economia pianificata per la soddisfazione dei bisogni sociali, compresi i bisogni delle donne. Per questo dobbiamo batterci, dall'opposizione ai governi della borghesia, di qualsiasi colore siano, per un governo dei lavoratori e delle lavoratrici, cioè per un'alternativa rivoluzionaria e comunista. Il Partito di Alternativa Comunista è impegnato in questa prospettiva e da subito rivendica:
Così, non sono serviti due anni di partecipazione della sinistra al governo per introdurre la RU486, un farmaco che permette l'interruzione di gravidanza senza necessità di ricorrere all'intervento chirurgico. Addirittura la sua sperimentazione è stata vietata in molte regioni (comprese quelle di centrosinistra) e solo ora la sua introduzione in Italia s'impone per il fatto che a fine febbraio sono scaduti i termini della procedura di autorizzazione. Similmente, nulla il governo Prodi (con ministri della Sinistra arcobaleno) ha fatto per abolire l'ignobile legge 40, voluta dal precedente governo Berlusconi. Approvata nel 2004, la legge esclude la fecondazione eterologa e permette la fecondazione assistita solo alle coppie eterosessuali e solo dopo accertamento di sterilità o infertilità. Una prima discriminazione, quindi, riguarda le lesbiche. Ma anche per le donne eterosessuali, la legge 40 impone di produrre tramite la fecondazione assistita un massimo di tre embrioni e di impiantarli tutti e tre nell'utero con grossi rischi per la salute della donna.
Tutto questo mentre si aggrava lo smantellamento dei servizi pubblici: i tagli alla sanità pubblica, previsti dalle Finanziarie di entrambi gli schieramenti, aggravano una realtà fatta di insufficienti servizi per le donne. Recentemente, tra l'altro, la ministra Turco ha ha imposto alle donne neo-comunitarie senza un contratto di lavoro il pagamento di ben 810 euro per l'interruzione di gravidanza. Come sempre, sono le donne lavoratrici, precarie, immigrate quelle ad essere maggiormente discriminate.
E' ora di dire basta! Occorre prendere coscienza del fatto che nessun governo borghese potrà veramente prendersi cura della salute e dei diritti delle donne: occorre un'economia pianificata per la soddisfazione dei bisogni sociali, compresi i bisogni delle donne. Per questo dobbiamo batterci, dall'opposizione ai governi della borghesia, di qualsiasi colore siano, per un governo dei lavoratori e delle lavoratrici, cioè per un'alternativa rivoluzionaria e comunista. Il Partito di Alternativa Comunista è impegnato in questa prospettiva e da subito rivendica:
* La difesa e il miglioramento della Legge 194, garantendone l'applicazione in tutti gli
ospedali attraverso l'abolizione dell'obiezione di coscienza e
l'introduzione delle migliori tecniche per la salvaguardia della
salute delle donne (pillola
abortiva).
* Accesso
gratuito e senza prescrizione medica
alla "pillola del giorno dopo", senza l'obiezione di coscienza dei
farmacisti.
* La cancellazione immediata della legge 40.
*
L'esclusione del Movimento per la vita e delle altre associazioni antiabortiste
dai consultori e dai reparti di ginecologia.
* Il potenziamento dei servizi
pubblici a supporto delle donne, abolendo ogni finanziamento ai servizi privati
e del privato sociale.
* La sostituzione a scuola dell'ora di religione con
un'ora di educazione alla sessualità, alla contraccezione e alla
salute.
* Il controllo delle lavoratrici,
delle giovani e delle immigrate sull'erogazione e la gestione di tali
servizi.