Un avversario «comunista» per Vendola: «È un salottiero»

Già lavoratore precario in un call center di Bari, pur con una laurea in scienze politiche, il tormentone di questo candidato anti-sistema che però si presenta alle urne è proprio la lotta alla precarietà. Che potrà disinnescarsi, afferma, con l'eliminazione dei finanziamenti alle aziende che delocalizzano; con la restituzione dei soldi pubblici intascati illecitamente dal padronato; con l'esproprio delle fabbriche, dopo aver licenziato il padrone, per essere gestite dai comitati autorganizzati degli operai. Niente male come manifesto rivoluzionario. Vediamo di capirne un po' di più.
Vuole chiarire meglio il ruolo dei comitati di operai e precari delle aziende in crisi?
Si tratta di comitati che sorgono spontaneamente o con l'appoggio di Alternativa comunista. Con tutti abbiamo un filo diretto e insieme, a elezioni archiviate, daremo vita a un'assemblea regionale con le rappresentanze delle fabbriche pugliesi in crisi. In questa assemblea generale verrà costruita una piattaforma rivendicativa che chiederà di far pagare la crisi al padronato pugliese e nominata una rappresentanza che si occupi della gestione operaia delle fabbriche.
Quali sono le reali aspettative da queste elezioni, per Alternativa comunista?
Non sono dettate da una cifra numerica, ma da quanti precari riusciremo a organizzare. La nostra aspettativa è il rilancio per la costruzione di un vero partito comunista e anticapitalista. Le elezioni borghesi, in realtà, le mettiamo in secondo piano. Per noi rappresentano solo un mezzo da utilizzare per far capire ai precari che esistono le condizioni per un partito alternativo alla sinistra governativa.
Questa campagna elettorale ha reso sufficientemente visibili le lotte operaie?
Ce la stiamo mettendo tutta per raggiungere questo scopo. Il nostro impegno è ripagato dal contatto quotidiano coi lavoratori. Sono loro, e a gruppi crescenti, che ci cercano e contattano per denunciare lo stato conflittuale che si vive sul posto di lavoro.
E i rapporti con la sinistra del presidente Vendola?
Non guardiamo a una sinistra salottiera che ha vivacchiato con Prodi, scegliendo l'alleanza con i partiti liberali. Una sinistra, quella di Vendola, che ha aderito al finanziamento della scuola privata e appoggiato, con l'alibi della pace, le guerre imperialiste. Altro che salotti: la sinistra deve ritrovarsi in strada, stare sempre dalla parte dei lavoratori e all'occorrenza fare picchettaggio all'ingresso delle fabbriche.

Come ripetiamo ad ogni campagna elettorale, il nostro partito si presenta alle elezioni senza nessuna illusione sulla possibilità di cambiamento all’interno della compatibilità istituzionale del sistema, ma con lo scopo preciso di usare una tribuna di grande visibilità per la propaganda del nostro programma. Questi potenziali 23.000 elettori pugliesi che, secondo il sondaggio da te citato, potrebbero votarci, in realtà riusciranno a conoscere il nostro programma proprio grazie alla nostra presentazione alle elezioni regionali e quindi penso che questo sia un buon risultato per il nostro obiettivo che è quello della costruzione del nostro partito che non dispone, a differenza di tutti gli altri, di finanziamenti che provengono da governi o padroni.
Quando Confindustria Bari pose 16 domande ai candidati alle regionali ci è stata offerta un’ottima occasione per rilanciare il nostro programma di classe, dimostrare che noi non ci poniamo in atteggiamento di concertazione e collaborazione con il padronato ma in chiara controparte, senza timori e, anzi, avanzando le nostre rivendicazioni.
In quell’occasione i giornali locali evidenziarono: Vendola “rassicura Confindustria” mentre il candidato comunista del PdAC “non usa mezzi termini” in quanto “dichiaratamente anticapitalista” e quindi anche “contro il capitalismo furfante pugliese”. Mentre Vendola rassicurava io polemizzavo, pretendendo che fosse Laterza a fornire le risposte alle mie domande: “Che fine hanno fatto i soldi pubblici che sono stati regalati dai governi regionale e nazionali alle imprese che lui rappresenta? Come sono stati spesi? Quanti lavoratori sono messi in cassa integrazione e quanti licenziati dal padronato che lui rappresenta?”
Guarda, ho condotto la campagna elettorale anche nei salotti televisivi e nelle redazioni dei giornali unicamente perché, come ben sai, noi ci dobbiamo di solito scontrare con una forte censura mediatica e il periodo elettorale è l’unico periodo durante il quale possiamo contare sulla possibilità di arrivare a grandi numeri di persone. Ho cercato di utilizzare i mass media a disposizione per propagandare il nostro partito e quindi il nostro programma. Nonostante questo posso sicuramente affermare di avere trascorso la maggior parte del tempo della mia campagna elettorale tra gli operai in lotta della Bar.sa di Barletta, con gli operai dell’Adelchi di Tricase, con studenti e lavoratori che mi hanno invitato a numerosissime assemblee ed incontri in varie zone e realtà di lavoro e di lotta della Puglia.
Sì, in Puglia le fabbriche alle quali rivolgiamo la nostra proposta di occupazione e gestione operaia si chiamano, ad esempio, Adelchi (Tricase), Franzoni Filati (Trani), Cofra e Bar.sa (Barletta). Quando parliamo di tutela dell’ambiente proponiamo lo sciopero generale contro la nuclearizzazione del territorio pugliese per imporre la cessazione della costruzione di nuove centrali a partire dall’impianto turbogas a Modugno, dal rigassificatore a Brindisi, per imporre la fine delle ricerche petrolifere al largo di Monopoli, che sono state votate dalla giunta Vendola. Quando parliamo della sanità , che vogliamo interamente pubblica, denunciamo che con Vendola la sanità ha visto un miliardo di euro per convenzioni con i privati. Quando, ad esempio, in Puglia parliamo di opposizione alle politiche razziste e di sfruttamento dei lavoratori immigrati ci riferiamo alla campagna pugliese, in particolar modo le situazioni di Andria, Terlizzi, Foggia, Nardò e alla chiusura immediata del C.I.E., Centro di Identificazione ed Espulsione, di Bari.
Cero, ma quando parliamo dell’acqua non ci basta affermare che siamo per la completa “ripubblicizzazione” dell’Acquedotto Pugliese, per l’abolizione della SPA, per la trasformazione in ente pubblico e per l’istituzione di meccanismi di partecipazione diretta nella gestione dello stesso.
Questa posizione è per noi del tutto naturale e scontata. Noi stessi siamo stati tra i fondatori nel 2006 del Comitato in Puglia e abbiamo sempre sostenuto attivamente le sue/nostre battaglie, dalla raccolta firme a sostegno della Legge di iniziativa Popolare “Principi per la tutela, il governo e la gestione pubblica delle acque a disposizione per la ripubblicizzazione del servizio idrico” all’opposizione al disegno di legge regionale del 2008 che istituiva il “Magistrato delle Acque”; dalle contestazioni davanti al Consiglio Regionale del 2009 contro la proposta della maggioranza di centrosinistra di aprire l’azionariato dell’ AQP SPA ai privati -utilizzando la tristemente nota legge 133/2008 del governo Berlusconi- fino alle proteste del 2009 contro il sostegno, offerto dal Comune di Bari e dalla Regione Puglia, alle iniziative delle multinazionali dell’acqua sul nostro territorio. Recentemente abbiamo denunciato che non è accettabile che il disegno di legge elaborato in comune tra Regione, Comitato e Forum arrivi proprio alla fine della legislatura e, cosa più grave, arrivi in Consiglio Regionale privato della sua parte fondamentale: la trasformazione da società per azioni aperta ai privati ad ente di diritto pubblico. Se la giunta regionale guidata da Vendola non avesse modificato, all’ultimo secondo e con un colpo di mano, il disegno di legge varato dal tavolo tecnico oggi si potrebbe parlare di una grande vittoria. Per questo tutte le promesse fatte ora risultano tardive se non provocatorie. E spingono a fare un’ulteriore riflessione. C’è da ritenere che proprio l’Acquedotto Pugliese sarà la preziosa vittima sacrificale da porgere sull’altare dell’accordo politico di governo, ormai quasi definito in tutta Italia, tra il centrosinistra di Vendola e D’ Alema e l’UDC di Casini.