La corruzione
infinita
della politica
borghese
di Claudio
Mastrogiulio
Per descrivere gli scandali che hanno
tempestato il mondo politico, sia nei suoi assetti istituzionali che partitici,
non basterebbero decine di libri. Affrontare questo tema nei suoi singoli
accadimenti è compito (ingrato) che lasciamo agli osservatori borghesi,
affannati nello spiegarci come questo sistema sia il migliore del mondo ma con
qualche piccolo intoppo. Noi, al contrario, pensiamo che dagli spunti offerti
dalla realtà, debba trarsi un'analisi complessiva del fenomeno, cercando di
comprenderne fino in fondo le motivazioni.
I partiti
borghesi e la sinistra governista
Le cronache dei giornali degli ultimi mesi
sono state occupate da scandali di ogni tipo, dalle inchieste sui vertici di
Finmeccanica, fino alle appropriazioni dei rimborsi elettorali dei vari Lusi e
Belsito, passando per le infinite storie di ordinaria corruzione e quotidiano
malaffare. Tralasciando l'indecenza delle somme in ballo, che mettono in
evidenza come i partiti politici siano uno degli strumenti fondamentali di cui
il sistema capitalistico si serve per imbrigliare le masse attraverso l'inganno
"democratico", è evidente il tema di fondo che permea la questione. Centinaia di
milioni di euro sono costantemente sottratti dalle tasche dei lavoratori
italiani ed incamerati nelle casse delle organizzazioni politiche al servizio
dei poteri forti nazionali ed internazionali. Abbiamo sentito i rappresentanti
dei vari partiti politici parlare di assoluta necessità dei finanziamenti
pubblici per evitare che le varie lobbies possano influenzare le linee
dettate dai vertici dei partiti stessi. Niente di evidentemente più falso, come
dimostrano sia le strategie servili messe in campo tanto dai partiti borghesi
come dai loro collaboratori della sinistra governista, sia le somme imponenti
che vengono costantemente elargite loro proprio da quelle stesse strutture
capitalistiche (imprenditori, banche, assicurazioni, ecc..).
Dunque, il
discrimine è questo: pensare, come fanno i riformisti, che sia necessario
apportare semplicemente qualche correttivo all'attuale sistema
economico-politico, magari attraverso l'azione puramente dimostrativa di alcuni
magistrati; oppure, molto più realisticamente, proporre, come fanno i
rivoluzionari, un'alternativa di sistema, in grado di evitare che vengano ad
esistenza i presupposti stessi di questi continui scandali.
Non è un caso,
infatti, che nel quadro di un sistema complessivo incentrato sulla ricerca
spasmodica del profitto, le organizzazione che nei fatti lo gestiscono arrivino
ad avere tra le proprie fila ladri, corrotti, corruttori ecc. Non è una
questione di uomini o di comportamenti, ma di complessivo palesarsi delle
strategie economiche. In un sistema in cui chi produce la ricchezza vive in
condizioni di crescente povertà, come dimostra la presente crisi economica e
sociale, mentre chi approfitta del lavoro sociale, godendone il tasso di
profitto, continua ad arricchirsi grandemente; è assolutamente impensabile un
quadro istituzionale complessivo scevro dagli elementi che caratterizzano
quotidianamente l'attuale sistema.
Susseguirsi di scandali, nella storia del
capitalismo internazionale e italiano, ve ne sono sempre stati. Ciò che
caratterizza questa fase politica è la devastante crisi economica. Non è un caso
se le peggiori trame "occulte" dei servi del capitalismo vengano a conoscenza
delle masse durante momenti in cui l'intero sistema sembra vacillare. Così fu
negli anni Settanta con la cosiddetta P2; così fu negli anni di Tangentopoli; e
lo stesso accade anche oggi. In tutti e tre gli episodi citati, il sistema
economico-politico attraversa una profonda crisi. Sono cicli che vanno di pari
passo con i collassi strutturali del sistema economico.
Per capire il motivo per cui la borghesia è
così munifica nei confronti dei partiti politici, occorre sottolineare il ruolo
salvifico, per i poteri forti, giocato in modo particolare dai rappresentanti
dello stalinismo italiano. Negli anni Settanta, infatti, il Pci di Berlinguer
pianificava la tattica del "compromesso storico" per illudere le masse che il
capitalismo, se governato anche dai "comunisti", potesse offrire migliori
condizioni di esistenza al proletariato italiano. Negli anni di Tangentopoli, fu
il Pci-Pds, nei fatti, a preparare il terreno per la costituzione della c.d
"seconda repubblica", illudendo ancora una volta le masse che l'inchiesta
giudiziaria e la sostituzione dell'apparato politico avrebbe realmente
modificato qualcosa all'interno della società. Oggi, il Pd, attraverso il
sostegno al governo Monti, a braccetto col Pdl, tenta, da buon erede dello
stalinismo, di traghettare il sistema politico dalle macerie del berlusconismo
ad una fase nuova, in cui sia possa presentarsi come perno di una nuova alleanza
di governo coi vari Vendola, Di Pietro ecc.. Oppure, in alternativa, non sarebbe
priva di verosimiglianza, la possibile concretizzazione di un governo Monti-bis,
lasciando così ulteriore spazio ad un dominio tecnocratico del Capitale, come è
comprensibile attendersi in un quadro di crisi economica fulminante e,
soprattutto, nell'ambito di una crescente sfiducia generalizzata nei confronti
delle organizzazioni politiche.
E' il
capitalismo che è inevitabilmente corrotto
Non è con qualche inchiesta giudiziaria che
è possibile risolvere il nodo della questione: il capitalismo non si può
cambiare dall'interno, perché è intrinsecamente marcio; perché rappresenta il
dominio pressoché incontrastato di un manipolo di approfittatori a discapito
della stragrande maggioranza della società. E per poter accrescere e mantenere
ad esistenza questa situazione, è inevitabile che tali storture non vengano
estirpate ma, al contrario, rappresentandone i sigilli più autentici, aumentino
nella loro intensità. E' per questo motivo che l'approccio dei rivoluzionari,
per cui il capitalismo ed i suoi addentellati (i partiti borghesi, in primo
luogo) non vanno riformati ma abbattuti, rappresenta l'unica alternativa
possibile e praticabile. Un sistema fatiscente e in stato comatoso va capovolto
dalle fondamenta, avendo ben chiaro il rapporto gerarchico tra cause ed effetti;
e appunto, come abbiamo cercato di dire nelle righe precedenti, la corruzione ed
il malaffare del sistema attuale non rappresentano altro che un effetto delle
caratteristiche strutturali del sistema capitalistico nel suo complesso.