(cronache militanti dalla parte di una comunità

Chi scrive cercherà di portare a termine questo scritto mettendoci tutta la partigianeria e tutta la solidarietà possibile agli attivisti arrestati in queste settimane e con particolare vicinanza a Luca Abbà gravemente ferito proprio lunedi mattina quando polizia e carabinieri hanno deciso si sgomberare la baita Clarea per permettere alle attività del cantiere di iniziare in maniera “otttimale”.
Non si sono spenti gli echi della partecipatissima manifestazione di sabato 25 febbraio e subito il governo Monti mostra il suo vero volto molto poco "tecnico": garantire e tutelare gli interessi dei padroni, degli speculatori e delle banche eliminando con ogni mezzo necessario ogni opposizione a questo programma.
Ecco quindi che lunedi 27 alle 8 di mattina le istituzioni nazionali, sostenute da tutti gli schieramenti parlamentari, e quelle regionali ordinano alle truppe di occupazione poste a guardia del “non cantiere” di prendere possesso della baita Clarea e sgomberano i presenti violando le loro stesse leggi (i terreni intorno alla baita simbolo della lotta sarebbero vincolati alle tempistiche degli espropri “tradizionali”) forti di un’ordinanza prefettizia.
Nel giro di qualche minuto l’allarme di lotta scatta. La Cub lancia lo sciopero di valle a tutela dei lavoratori attivi intenzionati a mobilitarsi e tutte le energie disponibili accorrono in zona: si blocca l’autostrada in due punti, solo una statale è lasciata libera per l’organizzazione logistica dei vari rifornimenti alle barricate diventate roventi in pochissimo tempo.
L’intervento delle bande del capitale non si fa attendere: ogni punto di resistenza è fatto oggetto di una fitta pioggia di lacrimogeni cs e idranti. Quando i militari hanno preso pieno possesso della Clarea, avviene un fatto che nessuno si aspetta: Luca Abba, sorico militante del movimento, riesce a sfuggire ai controlli e ad arrampicarsi su un traliccio dell’alta tensione costringendo i solerti paladini della legge (che costano 90.000 euro per ogni giorno di permanenza nella zona, esclusi gli armamenti utilizzati) a cercare di riprenderlo. Il resto è noto: un volo di otto metri dopo una scossa potentissima. L'ambulanza arriva 45 minuti dopo.
Continuano i presidi di solidarietà nella convinzione che “a sarà dùra” far chinare la testa alla Val si Susa che di fronte all’ennesimo sopruso orchestrato dalla grande finanza “ingolosita” dai 26 miliardi di euro a disposizione di un opera inutile e dannosa per l’ambiente e per le presenti e future generazioni che si vedono sempre più tagliare i servizi pubblici primari (sanità, istruzione, ecc.).
Alternativa Comunista è vicina anche fisicamente ai No Tav della Val di Susa e invita tutti i lavoratori, gli studenti e i disoccupati che patiscono le sorti della crisi scaricata dai padroni sulle proprie spalle a estendere le lotte contro la Tav, contro il governo Monti, contro il padronato e contro questo sistema sociale ed economico che non ha più nulla di buono da dare ai proletari.