Vicenza, la demagogia reazionaria "contro i partiti"
Noi non abbassiamo le nostre bandiere rosse!
di Davide Primucci (*)
Venerdì 13 dicembre una delegazione della sezione di Vicenza del Partito di Alternativa Comunista si è recata, per portare la propria solidarietà, alla manifestazione organizzata da Cgil- Cisl-Uil con i lavoratori dello stabilimento Akzo-Nobel di Romano d’Ezzelino (specializzato nella produzione di vernici in polvere), stabilimento dove è stata annunciata la chiusura e quindi 113 licenziamenti (dopo i quasi 100 già avvenuti con la "ristrutturazione" nel 2010).
Come ogni organizzazione politica, sindacale o associazione che partecipa ad un’iniziativa pubblica avevamo con noi le bandiere del partito, giornali e un volantino che solidarizzava con la lotta.
Quando abbiamo iniziato a distribuire i volantini alla testa del corteo la maggior parte degli operai che reggeva lo striscione di apertura ci ha sorriso, molti hanno ricevuto i volantini anche all’interno del corteo ringraziandoci della solidarietà. Tuttavia dopo pochi minuti un gruppetto di tre/ quattro lavoratori si è avvicinato e ci ha aggredito verbalmente intimandoci di chiudere le bandiere. Uno di loro, che teneva un cappio al collo, ci guardava con particolare aggressività. Ci siamo rifiutati di chiudere le bandiere e ne è nato un alterco molto forte. Alcuni operai cominciavano a dare ragione a questi, altri erano visibilmente confusi. Una compagna che era con noi ha risposto alle provocazioni affermando ad alta voce che le bandiere dei comunisti sono state vietate durante il fascismo, che la storia del movimento dei lavoratori e la conquista dei diritti è avvenuta anche attraverso i simboli della falce e martello e così via.
Abbiamo tenuto le nostre bandiere aperte e un gruppo di lavoratori di una piccola fabbrica di Oliero, che sono in presidio permanente e che erano lì per solidarietà, ci hanno invitati a sfilare vicino a loro, in fondo al corteo.
Alla fine del corteo, quando siamo arrivati davanti all’Associazione Industriali di Bassano del Grappa, una delegazione è salita e noi abbiamo avuto modo di conoscere alcuni lavoratori scambiandoci delle informazioni, loro sulla lotta dell’ Akzo Nobel e noi su altre lotte che conosciamo e nelle quali i nostri compagni sono in prima linea. Allora, vedendoci sempre lì che parlavamo con alcuni lavoratori, il gruppetto che ci voleva cacciare ha parlato con i carabinieri.
Poco dopo si sono avvicinati due agenti in borghese del Commissariato di Polizia di Bassano chiedendo, solo a noi, i documenti. Il tutto è avvenuto sotto gli occhi dei tanti operai in presidio fuori dalla sede degli industriali. Abbiamo affermato agli agenti che questo ero un modo per reprimerci e per metterci in cattiva luce nei confronti dei lavoratori.
In tutta questa vicenda non è stato comprensibile l’atteggiamento degli organizzatori della Cgil , da noi interpellati subito, nel momento in cui ci era stato intimato di allontanarci. Davanti ad una così evidente provocazione e lesione delle minime agibilità democratiche perfino costituzionali (la Costituzione borghese sempre difesa e osannata proprio dalla Cgil!), ci è stato solo risposto: “ noi facciamo quello che ci dicono gli operai”. In realtà il divieto di manifestare con le nostre bandiere non ci era venuto da tutti gli operai, o dalla stragrande maggioranza di operai che componevano il corteo, ma da un piccolo gruppo che, evidentemente, sta egemonizzando anche la Cgil.
Questo è il risultato della propaganda populista e reazionaria fomentata dal grillismo (e appoggiata a sinistra anche da alcuni centri sociali) contro i partiti in generale, che mettono nello stesso sacco tutti i partiti (partiti che hanno avuto responsabilità di aver votato provvedimenti contro i lavoratori e partiti che non hanno questa responsabilità e che si battano onestamente per la difesa dei lavoratori).
Siamo orgogliosi di essere riusciti, nonostante le minacce, a tenere le nostre bandiere aperte e a sfilare accanto agli operai. Rinnoviamo la nostra solidarietà ai lavoratori in lotta, (siamo anche noi studenti, disoccupati, operai in cassa integrazione o licenziati, precari, lavoratori, lavoratrici salariati) e ringraziamo quei lavoratori che non hanno permesso ad un gruppetto reazionario di cacciarci dal corteo.
Vogliamo anche ricordare la nostra posizione nei confronti delle fabbriche che chiudono, delocalizzano e licenziano: in una fabbrica come l'Akzo Nobel l'unica soluzione reale è l'esproprio della fabbrica, la sua nazionalizzazione e la ripresa della produzione sotto il controllo dei lavoratori, ma con lo Stato che assicura le commesse. Perché questa soluzione diventi anche concreta dobbiamo unificare le lotte che si sono sviluppate in tutto il Paese (e che aumentano ogni giorno) su una piattaforma comune che abbia la rivendicazione della nazionalizzazione senza indennizzo di tutte le aziende che licenziano o delocalizzano.
(*) responsabile organizzativo Pdac Vicenza