
Le elezioni regionali in Puglia assumono un significato particolare, anche di carattere nazionale, soprattutto per il grosso clamore suscitato dalle primarie della coalizione di centrosinistra. Come ricordate, il Partito Democratico pugliese si è arrovellato nel tentare di mettere assieme una coalizione la più larga possibile, che andasse dal Prc a Casini. Il tutto condito da una forte indecisione sui passaggi da seguire, che ha portato alla scelta di indire le primarie tra Vendola e l'agnello sacrificale, Francesco Boccia, parlamentare vicino al vicepresidente del Pd, Letta. Quindi, dopo mesi e mesi di telenovela, con l'Italia dei valori e Pdci che giuravano che non avrebbero mai appoggiato Vendola, mentre Ferrero, segretario del Prc, scendeva fino in Puglia a stringere un accordo con il leader di Sel sull'appoggio alle primarie in cambio dell'abbassamento dello sbarramento del 4% per poter accedere ai seggi regionali, Vendola vince nettamente le primarie, sostenuto fortemente anche dalla minoranza franceschiniana e non solo del Pd pugliese e si ricandida nuovamente a leader della coalizione di centrosinistra. Dall'altra parte, il ministro Fitto impone il suo braccio destro, Rocco Palese, mentre Casini, forse anche in virtù di un accordo con Bersani, candida la senatrice Poli Bortone, ex dirigente nazionale di An, adesso battitrice libera con la lista di carattere regionale, Io sud. Vendola riesce ad aggregare tutto il centrosinistra tradizionale, anche i malpancisti dell'Italia dei valori e del Pdci, tutti uniti nella fantomatica “Fabbrica di Nichi”, vero e proprio comitato elettorale di vendoliani esagitati.
Quale ruolo ha esercitato in questo quadro la sinistra riformista della cosiddetta Federazione della sinistra, ossia Prc-Pdci?
Il ruolo recitato da Ferrero, come già detto precedentemente, era legato al patto con Vendola. Invece, questo accordo Sel-Prc, non porta al cambiamento della legge elettorale che viene confermata con lo sbarramento al 4% con il voto favorevole dei consiglieri vendoliani, lasciando in braghe di tela, rifondaroli e comunisti italiani.
Ad oggi, per la Federazione della sinistra (Prc-Pdci) si profila la bicicletta con quello che rimane dei Verdi che non hanno scelto di candidarsi nelle liste di Sel, per tentare l'impresa impossibile di superare lo sbarramento o per lo meno poi, dopo la vittoria di Vendola, rivendicare un assessorato regionale per tentare di sopravvivere economicamente.
Diverso discorso, invece, per una parte importante della base di questi partiti, che è fortemente contraria all'appoggio a Vendola, non solo per la scissione fatta un anno fa ma anche per ciò che ha rappresentato dal punto di vista politico e sociale il suo governo regionale.
Come nasce la tua candidatura e quella di Alternativa comunista in questa competizione elettorale molto difficile?
Infatti, in contrapposizione a tutti questi schieramenti borghesi, ci presentiamo noi. Stante il valore relativo che abbiamo e continuamo a dare alle elezioni borghesi, consideriamo questo passaggio elettorale quale un pezzo del cammino della costruzione del nostro partito su scala regionale, con riflessi su quella nazionale. Naturalmente, ci dobbiamo scontrare con una forte censura mediatica che, a partire dagli organi di stampa di centrosinistra o comunque da coloro che tirano la volata al governatore in carica (come Repubblica), fanno scomparire nostri comunicati o persino accenni sull'esistenza di un partito rivoluzionario come il nostro. Evidentemente una candidatura che sta raccogliendo parecchio interesse nell'area della sinistra radicale ed anticapitalista, ambientalista radicale e di militanti di sinistra delusi dalle politiche vendoliane, va cancellata dalla scena mediatica.
D'altronde, la mia candidatura e quella di Alternativa comunista si pongono anche in questo passaggio elettorale, che per noi ripeto ha un valore accessorio e di secondo piano rispetto alle lotte concrete, come un punto di riferimento per un'area ampia di quella che possiamo definire di sinistra anticapitalista, radicale e di opposizione. E certamente, all'indomani del responso elettorale, non certo andremo a “pesare” il consenso elettorale, perché consci del funzionamento delle elezioni borghesi. Per noi il senso vero di queste candidature rivoluzionarie sta nel voler utilizzare questo momento di propaganda per portare ovunque il nostro programma rivoluzionario e transitorio che sta riscuotendo un certo interesse soprattutto tra i lavoratori colpiti dalla crisi capitalista.
Come è partita la campagna elettorale del Pdac?
La nostra campagna elettorale è cominciata tra gli operai della Bar.sa di Barletta, accampati sotto il Comune, con tanto di bandiere e striscioni, per rivendicare il reintegro al lavoro, dopo l'occupazione dei tetti di qualche mese fa ed altre contestazioni pesanti al sindaco di centrosinistra ed alla direzione della società. Ed è proseguita con gli operai dell'Adelchi di Tricase, dove dopo aver fatto un'assemblea molto partecipata, abbiamo tutti assieme occupato in nottata il Comune della cittadina salentina. Qui si parla di operai in carne ed ossa e di fabbriche vere (non certo quelle di cartone di Vendola), dove la crisi capitalista ha distrutto certezze e sogni, ed ha messo sul lastrico migliaia di operai. Il ruolo del nostro partito è quello di partecipare in prima fila a questo movimento di lotta, di costituire comitati operai e di farne parte come in quello salentino, di sfidare la stessa sfiducia e rassegnazione di molti lavoratori per trasformarla in rivalsa sociale e voglia di lotta, come per gli operai Bar.sa e Adelchi. Comunque, a breve, entreremo nel vivo della campagna elettorale e dopo la presentazione regionale fatta a Bari, e quella nel Salento, si proseguirà con le altre province.
Quali sono i punti salienti del programma del Partito?
I punti principali sono: il taglio di tutti i finanziamenti pubblici alle imprese; occupazione delle fabbriche e gestione operaia, a partire dall’Adelchi di Tricase, dalla Franzoni Filati di Trani, dalle aziende Cofra e Bar.sa di Barletta; il reddito sociale subito per i disoccupati e i precari pagato dal padronato; la tutela dell’ambiente, attraverso una forte opposizione di piazza e sciopero generale contro la nuclearizzazione del territorio pugliese e per imporre la cessazione della costruzione di nuove centrali per la produzione di energia a partire dall’impianto turbogas a Modugno, dal rigassificatore a Brindisi e dalle numerose centrali a biomasse in via di progettazione (infatti la Puglia produce più del doppio del fabbisogno energetico necessario); stop alle ricerche petrolifere al largo di Monopoli votate dalla giunta Vendola. Ci battiamo poi per una sanità pubblica, efficiente e gratuita: organizzazione di un nuovo piano di assunzioni, eliminazione di tutte le convenzioni ai privati, che hanno stretto la sanità pugliese in una morsa clientelare e affaristica, abolizione di tutti i ticket di compartecipazione alle spese sanitarie; per il rilancio della scuola pubblica, Alternativa comunista, da sempre interna al movimento contro la Gelmini, proseguirà la sua battaglia contro i fautori della scuola privata di centrodestra e di centrosinistra, per una scuola pubblica di qualità e per l'azzeramento di tutti i finanziamenti diretti ed indiretti che la giunta regionale ha stanziato per le scuole private. E ancora: siamo per una opposizione inflessibile alle politiche razziste attuate contro i lavoratori immigrati: stop allo sfruttamento a cui sono sottoposti gli immigrati nelle campagne pugliesi (particolarmente rilevanti sono le situazioni evidenziate ad Andria, a Terlizzi, a Foggia e a Nardò); chiusura immediata del Cie di Bari e di tutti i lager per gli immigrati. Diritti democratici per tutti. Unione nella lotta dei lavoratori immigrati e di quelli italiani. Potrei continuare, perché abbiamo presentato un programma articolato: ma mi pare di averti riassunto gli aspetti principali.
Ci saranno altre forze sociali e di movimento al fianco del Partito a sostenere la tua candidatura?
Certamente. Ormai stiamo diventando un punto di riferimento per la sinistra di classe, per le realtà di lotta. Da qui, daremo sicuramente ospitalità nella nostra lista di partito a operai, disoccupati, precari, a esponenti di lotte per l'ambiente come nel Salento, di realtà associative come nel barese e di movimenti di disoccupati organizzati come a Bari e nella Bat che condividano gli assi del programma del partito.
Quindi, in conclusione, qual è la sfida del partito in questa campagna elettorale?
La nostra sfida è quella di continuare a costruire il nostro partito in Puglia con le stesse finalità con cui l'abbiamo fondato, ossia rafforzare uno strumento a disposizione della lotta di classe contro la borghesia ed i suoi partiti di riferimento per costruire una vera alternativa comunista e rivoluzionaria, per un altro mondo possibile che per noi (a differenza che per la sinistra governista) si chiama socialismo.
